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Biografie:

La costruzione sistematica del mito della quotidianità L’accrochage/intervento di Raffaella Ferloni negli studi televisivi di Comano allinea le opere sulle pareti con una disposizione libera su vari livelli, in cui i dipinti sono talora accostati, talora giustapposti negli angoli e si presenta come una vera e propria istallazione che ricorda, nel suo insieme, i cicli ad affresco del tardo medioevo, gli stessi che le modernità ha ricomposto nei comic strips. Così facendo l’artista sottolinea il fatto di come la sua pittura continui a rappresentare un racconto, nel caso specifico quello di una quotidianità, volentieri considerata nell’aspetto dell’isolamento fisico e morale dell’individuo. Nelle opere proposte i vari cicli dialogano, interagiscono comunicando reciprocamente tra loro e col pubblico. Essi sono dedicati, fra l’altro, al mondo virtuale ed alienante delle chat, come la serie Selbstachtung in cui le sue immagini sono estrapolare da siti d’internet di natura erotica e trasformate, attraverso una sorta di esorcizzazione, per essere nuovamente immesse in rete dall’autrice. Poi ci sono le memorie autobiografiche, le sedimentazioni del vissuto, ed ancora le illustrazioni della cronaca e della moda riprese dai giornali e dalle riviste, c’è il mondo della musica elettronica, disco, jazz, sua grande passione assieme alla pittura, ed ancora l’arte metropolitana o urbana o di strada, a cui l’artista è molto sensibile. Raffaella Ferloni si nutre dunque delle immagini di massa trasposte, rielaborate, col filtro di una manualità sicura, con la tecnica dell’acquerello e della tempera sulla carta, dell’acrilico sulla tela. L’artista, nel cui curriculum si annovera anche un lungo soggiorno berlinese, assurge in tal modo al ruolo di un commentatore esterno e diretto del quotidiano, un ruolo che assume con un distacco emotivo dal soggetto in senso realistico, anche a rischio di una crudezza espressiva diretta ed impietosa, senza concessioni alla mera decoratività. L’artista ci sottopone l’elegia del nostro mondo trans/post-urbano marcato, determinato dalla precarietà, da solitudini scarne, dallo smarrimento degli ideali. I temi classici del ritratto e della pittura d’ambiente figurato ritrovano in lei un’attualità priva di filtri che induce alla riflessione su una generazione che tendiamo a dimenticare, i cui fantasmi ed ansie esistenziali conosciamo appena, un tema che va indagando con una coerenze assoluta ed assieme ostinata. La Ferloni appartiene a quella categoria d’artisti, più rari in pittura che in letteratura, alla quale apparteneva anche l’indimenticato Mario Comensoli (Viganello 1922-1993 Zurigo), l’artista ticinese del secondo dopoguerra che indagò sistematicamente il mondo della marginalità urbana, dal mondo dei suoi emigranti, gli operai degli anni ‘50, alla borghesia ritratta nei suoi riti casalinghi e notturni, ai Punk degli anni ’70. Da sempre questa sua comunicazione si muove sui binari di un linguaggio personale e di un sicuro talento, una sorta di scrittura dell’osservazione del dato reale criticamente vagliato. La specula dei suoi personaggi resta il motivo centrale della sua indagine. Col tempo essa è assurta ad una folla imponente e presente, restituita con segno tranciante. Il suo uso di illustrazioni popolari e di massa, quale impianto iconografico, non vuole essere un’appropriazione immotivata, ma sottolinea la sua presa di coscienza del proprio esistere e della propria funzione sociale. Persiste, a distanza di oltre trent’anni dai suoi esordi artistici, la sua simpatia – nel senso etimologico del termine - per un mondo giovanile pregno di ansie ed insicurezze oltre l’apparenza, oltre la sua pelle sfrontata e provocatoria, un mondo squartato nella sua problematicità, nelle sue incertezze, colto nella sua marginalità che le è stata imposta, spesso subita. Il racconto resta, nonostante tutto, aperto e disponibile a nuovi incontri, a rinovati percorsi indagatori attraverso un mezzo espressivo - la pittura – classico. “Io non penso all’arte quando lavoro. Io tento di pensare alla vita.” (Jean Michel Basquiat) Paolo Blendinger Torricella, 3 luglo 2011

www.raffaellaferloni.com

 

MIXED MEDIA:

Cupid Printed On Dress, 50 x 60 cm, Mischtechnik auf Leinwand, 2008

Cupid Printed On Dress, 50 x 60 cm, Mischtechnik auf Leinwand, 2008